POICHE' SI VEDE COME CANTO

Legno di larice, legno di noce, incisione a laser

Il titolo scelto descrive due elementi fondamentali dell’opera: Il rendere visibile e la sovrapposizioni di voci (il canto). Recatami presso le abitazioni nei dintorni di Edolo, ho chiesto alle persone di poter entrare nelle loro case e estrapolare con la tecnica del frottage il profilo del loro tavolo da pranzo.
Una volta raccolte queste tracce viene unificata la forma creando un unico tavolo.
Il vedere si realizza nel momento in cui la raccolta dei “tratti” dei tavoli distinti viene portata fuori dalle case, visibile a tutti, mentre il canto è l’unione di queste diversità sovrapposte. Ho sperimentato in precedenza che trasferita la forma di qualunque superficie (in questo caso, di un tavolo) risulta molto difficile ricostruire la forma esatta, tuttaltro è interessante sperimentare altre forme partendo dall’osservazione di ciò che si è ottenuto, da questo gesto diventato tratto. Diventa allora molto semplice lasciarsi trascinare dalle differenze e grazie al frottage ricavare un bordo nuovo, che sappia racconta di tutti. Ogni foglio porta su di se i segni ottenuti con il frottage. Questa linea è stata trasferita, trasformata in solco, su tavole di legno di larice. La forma interna del tavolo mantiene lo scacco dei fogli, messi l’uno vicino all’altro, mentre esternamente è stato livellato per riportarlo ad una forma rettangolare. Questo lavoro si inserisce in un una serie di opere realizzate in Valle Camonica tra cui “Fermofiume”.
Come Fermofiume anche in questo caso il tavolo è privato delle sedie. Resta per me importante che la collettività se ne appropri aggiungendo ciò che manca. Un “tavolo disinnescato” è un invito a partecipare trasformandolo. Il non finito in questo caso sottintende una domanda, che attende una risposta.

giugno 2016











ph: Riccardo Arzaroli

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